Mi piace pensare che sia stato proprio Freddie Mercury a chiedermi di leggere la sua biografia. La sera del 24 novembre 2021 ero su youtube a guardare video quando ho avvertito il desiderio di rivedere alcune performance di Freddie Mercury, in particolare quella del Live Aid. Vedere quel video, sentire la sua voce e cantare tra le labbra le sue canzoni, mi ha fatto sorridere, per questo quando ho scoperto che proprio in quella giornata ricadeva il trentesimo anniversario della sua morte ne sono rimasta impressionata.
Non sono mai stata una fan sfegatata, sebbene abbia sempre apprezzato molto le sue canzoni, per questo ho cercato subito una biografia completa per conoscere meglio lui e i Queen.
Freddie Mercury. I will rock you è stata una vera discesa nel mondo di una delle band più famose al mondo, ma anche un viaggio nella tormentata quanto fortunata vita della leggenda che fu Freddie Mercury.
Il bizzarro contrasto tra “Freddie il performer” e “Freddie Bulsara” era così evidente che nemmeno lui poteva più ignorarla. Persino su un palco improvvisato e senza nemmeno esser stato nominato cantante ufficiale del gruppo, Freddie sprizzava sicurezza e fiducia, con gesti e movimenti melodrammatici e spettacolari.
FREEDIE MERCURY. I WILL ROCK YOU
La biografia definitiva
di Lesley-Ann Jones
Editore: Sperling & Kupfer
Anno 1ª edizione: 2018
385 pagine
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Pubblicato nel 2018 Freddie Mercury. I will rock you è una biografia pressoché in ordine cronologico della vita del frontman dei Queen scritta da Lesley-Ann Jones, giornalista musicale che fin dagli anni ’80 è stata a stretto contatto con la band . Il suo racconto è straordinario già solo per la fortuna che ebbe di vivere vicino alle rockstar del momento. Lei stessa racconta infatti di come in quegli anni non fosse inusuale che artisti e giornalisti viaggiassero sugli stessi aerei, alloggiassero negli stessi alberghi, pranzassero agli stessi tavoli. Era dunque più facile avvicinarli, stringere un rapporto di vera amicizia e ottenere interviste sincere, frutto di una chiacchierata libera da vincoli e scalette, da domande preconfezionate.
Ed è proprio questa vicinanza, questa intimità, che rende il libro un vero e proprio omaggio al vocalist, ripulendo la sua storia da pettegolezzi e chiacchiere, regalandoci un Freddie Mercury timido, riservato, umile, dall’animo in perenne lotta, affascinante.
Farrokh Bulsara, nato a Zanzibar nel 1946, ha impiegato molto tempo anche solo per cambiare definitivamente il suo nome, lasciandosi alle spalle il suo passato, la sua infanzia, le sue origini. Freddie, educato, sensibile, buono, teme di fare del male alla sua famiglia rinunciando alle sue origini, ma non potè fare altrimenti: la sua personalità chiedeva spazio e quando, grazie all’aiuto di Mary Austin (l’unica donna amata fino alla fine dei suoi giorni) accetta e ammette la sua omosessualità nasce Freddie Mercury.
«Quando salgo sul palco, cambio», ammise. «Mi trasformo totalmente nel ‘grande showman’, il migliore di tutti. E dico così perché sono costretto a esserlo. Non potrei mai accontentarmi di essere secondo, piuttosto rinuncio. Devo pavoneggiarmi, devo afferrare il microfono in un certo modo. E mi piace farlo».
Freddie Mercury fu davvero l’uomo che incarnò l’espressione “sesso, droga e rock’n roll”. Per sua stessa ammissione Freddie non era interessato a vivere a lungo la sua vita quanto piuttosto a trarre da essa il maggior godimento. Gli anni ’80 furono infatti quelli in cui Freddie si lasciò andare a qualsiasi forma di edonismo, piacere, promiscuità selvaggia, abuso di alcool e droga, segnando irrimediabilmente la sua fine.
Freddie Mercury fu però anche un gran perfezionista. Gli album, le canzoni, gli arrangiamenti, la scelta dei costumi ecc. lo portavano a coinvolgere la band in infinite ed estenuanti prove fino a quando non era stata raggiunta la sua idea di perfezione. Ed oggi non possiamo che essergli grati per questa dedizione alla musica, se così non fosse stato i suoi dischi oggi non sarebbero ancora tanto apprezzati.
«Era un gran perfezionista», concorda Peter. «Passava ore su una canzone: voleva assicurarsi che non ci fosse un modo migliore per strutturarla, che non esistesse melodia migliore per esprimere quel che voleva.»
Ciò che colpisce di questa biografia è la sincerità delle testimonianze raccolte dalla giornalista, espressioni di puro apprezzamento e meraviglia nell’esser coscienti di aver conosciuto una leggenda già in vita; ma soprattutto colpisce la sincera onestà con la quale viene tratteggiato il carattere e la personalità di Freddie.
Una biografia a volte difficile da seguire se non si conoscono tutti gli eventi di cui i Queen furono protagonisti, ma è sicuramente un omaggio sincero a una delle personalità musicali più eccentriche e straordinarie che hanno segnato la storia della musica e reso indimenticabili gli anni ’80 di cui fu il vero protagonista.
Ormai abbandonato del tutto il look bohémien, Freddie aveva abbracciato gli abiti in versione gay, con pantaloni neri o rossi, e berretti da macho. Era quella la sua nuova divisa sul palco, per dare un’immagine più dura e aggressiva, che però non sarebbe durata a lungo. Nel giro di qualche anno, il look si sarebbe evoluto, ammorbidendosi molto, fino a raggiungere l’immagine definitiva: canottiera e jeans. Freddie era pienamente padrone della sua immagine e proiettava un atteggiamento di sfida. Il look essenziale era perfetto per il nuovo decennio alle porte.