“LE STREGHE DI LENZAVACCHE ” di Simona Lo Iacono

Buongiorno amici bibliofili,
comincio questa settimana con la recensione di un libro che ho letto un pò di tempo fa e che mi ha emozionato e sorpreso in maniera del tutto inaspettata. Conosciuto attraverso un video di Valeria – Read Vlog Repeat su youtube – nel quale decantava le meraviglie di questo breve romanzo. E devo ammettere che aveva ragione: è stato una scoperta non solo in termini di trama, che si presenta semplice nella sua struttura eppure molto particolare e singolare, ma anche nella scrittura della Lo Iacono alla quale mi approccio per la prima volta e che mi ha conquistato per la sua peculiare singolarità.

La realtà e gli uomini sono come libri, e io sono abituata a sfogliare pagine, a prevedere finali, a seguire tracce. Chi legge diventa indovino, affina le emozioni, tende i sensi.


cover_9788866327233_1582_240
LE STREGHE DI LENZAVACCHE
di Simona lo Iacono

Editore: Edizioni e/o
Anno 1ª edizione:  2016
160 pagine

> Acquistalo QUI <


Le streghe di Lenzavacche vennero chiamate nel 1600 in Sicilia un gruppo di mogli abbandonate, spose gravide, figlie reiette o semplicemente sfuggite a situazioni di emarginazione, che si riunirono in una casa ai margini dell’abitato e iniziarono a condividere una vera esperienza comunitaria e anche letteraria. Furono però fraintese, bollate come folli, viste come corruttrici e istigatrici del demonio.
Secoli dopo, durante il fascismo, una strana famiglia composta dal piccolo Felice, sua madre Rosalba e la nonna Tilde, rivendica una misteriosa discendenza da quelle streghe perseguitate. Assieme al giovane maestro Mancuso si batteranno contro l’oscurantismo fascista per far valere i diritti di Felice, bambino sfortunato e vivacissimo.

È il 1938. Ululano le sirene che inneggiano al fascio. A Lenzavacche, minuscolo paese della Sicilia, vivono Felice, un bimbo sfortunato ma vivacissimo, la madre Rosalba e la nonna Tilde. Una famiglia stranissima, di sole donne, frutto di una misteriosa discendenza da streghe perseguitate nel 1600. Felice – che è il frutto di un amore appassionato della madre con un arrotino di passaggio, il Santo –, grazie all’estro e all’originalità dei familiari, riesce a vivere in pienezza nonostante i disagi fisici e l’emarginazione, in un periodo come quello fascista in cui è sommamente esaltato il valore della perfezione fisica.
Un bel giorno arriva a Lenzavacche un nuovo maestro elementare. Giovane e innamorato della cultura, fantasioso ma dominato da un dolore lontano, questo maestro, in aperto contrasto con il regime dell’epoca, non accetta i luoghi comuni sull’insegnamento e aiuta anche lui il piccolo Felice.
In una Sicilia viziosa, ma pronta a giudicare, carnale e insofferente alla diversità, religiosa e pagana, Felice, sua madre e il maestro Mancuso, amanti della fantasia e dei libri, finiscono per diventare i simboli di una controtendenza dirompente, quella che decide di andare al di là delle apparenze e di scommettere sul valore della pietà umana. La loro parabola finisce allora per somigliare proprio a quella delle streghe, un gruppo di donne vissute a Lenzavacche nel 1600 che decise di vivere in castità e in obbedienza e di riunirsi per fronteggiare eventi difficili della vita, affratellandosi in un vincolo di solidarietà umana.

Le streghe di Lenzavacche è un romanzo atipico, originale e profondo.
Felice è il nome del bambino protagonista ma è anche un augurio per la sua vita affinchè le sue condizioni fisiche non gli siano di ostacolo.

Davvero non posso pensare a un nome più adatto, perchè sotto le storture di un corpo improvvisato, metà funzionante e metà no, stava nascosta la creatura più allegra che abbia mai visto.

Forte è il suo desiderio di Felice di comunicare con il mondo che il farmacista Mussumelli, amico di famiglia – unica figura maschile all’interno del suo piccolo mondo femminile-  gli costruisce una sorta di giostra carica di consonanti e vocali alimentata a “sputi”. Per farla girare bastava soffiarci sopra e, a seconda della forza del soffio, si ferma sulla lettera desiderata. Felice comincia ad interagire con la sua famiglia sputando sulle singole lettere e un giorno, senza preavviso, manifesta il desiderio di voler andare a scuola facendo comparire lentamente le lettere, lasciando sbalorditi tutti, incapaci di comprendere se realmente Felice conosca il significato del termine.
Il romanzo è ambientanto durante i primi anni del regime fascista. Appare chiaro, dunque,  che in un regime come quello del Duce, dove la perfezione fisica era uno dei punti forte del programma fascista, dove l’educazione scolastica era finalizzata alla formazione di soldati audaci, coraggiosi, sprezzanti del pericolo e fisicamente atletici, Felice non avrebbe mai trovato spazio, soprattutto in  una scuola. La scrittrice, invece, crea magistralmente un destino favorevole al suo protagonista:  nel piccolo paese di Lenzavacche c’è una sola scuola la Maria Montessori – nome più adeguato non poteva essere scelto – nella quale, grazie ad un escamotage e alla ferma determinazione di mamma Rosalba, Felice riesce ad essere ammesso alle lezioni. Una conquista non solo per lo stesso protagonista ma anche un cambiamento nelle abitudini del paese nel quale preconcetti e superstizione la fanno da padroni. Il romanzo – a mio parere – è anche una denuncia di tutti quei pregiudizi – così attuali – nei confronti dei deiversamente abili. Oggi molte barriere sono  state abbattute ma si guarda ancora con occhio torvo alla disabilità, e non è difficile imbattersi in chi crede ancora che il castigo divino centri qualcosa. Eppure la Lo Iacono descrive bene quelli che erano i pregiudizi negli anni ’30/40 nel nostro paese:

Quale scuola avrebbe mai potuto accoglierti? Le tue poche uscite in pubblico somigliano ai flagelli che si abbatterono in Egitto quando Mosè convocò gli anziani di Israele…
[…] Infatti, era accaduto di tutto. Paesani che facevano scongiuri, donne che correvano sui tetti spargendo chicchi d’incenso e foglie di ulivo, magare che farfugliavano: Domini, Patri e Figghju.

Il romanzo si divide in due parti. Nella prima si raccontano le vicende di Felice e della sua famiglia nella quale non mancano lunghi flasback sul passato di ogni singolo membro, e grazie ai quali conosciamo situazioni che altrimenti non avrebbero potuto essere spiegate.
La seconda parte, invece, è più particolare. Nonna Tilde e mamma Rosalba sono bollate come streghe ma di magico hanno ben poco e, grazie al racconto diaristico di un’antenata fondatrice di quel gruppo di mogli abbandonate, spose gravide, figlie reiette o semplicemente sfuggite a situazioni di emarginazione, che si riunirono in una casa ai margini dell’abitato e iniziarono a condividere una vera esperienza comunitaria e anche letteraria, si comprende come mai furono fraintese e  bollate come streghe.
Se la prima parte scorre piacevolmente grazie ad una scrittura lineare, misurata, ed elegante, nella quale si alternano armonicamente parti narrate e missive che il maestro scrive ad una zia, con le quali confessa le sue difficoltà e racconta le sue esperienze scolastiche, nella seconda parte il registro narrativo cambia. A chiudere il cerchio e a far confluire tutte le storie verso la fine è la voce di una lontana antenata, Corrada Assennato – vissuta nella seconda metà del  1600 – che attraverso il suo racconto ricostruisce l’albero genealogico di Tilde e Rosalba. Se cambia il registro narrativo cambia, di conseguenza anche la scrittura che si adegua ai dettami stilistici del ‘600, infatti tutta la seconda parte viene narrata in un italiano arcaico, nel quale molti termini risentono ancora dell’influenza latina e dei dialettismi siciliani.

Io che avìa lasciato la casa paterna e ricevuto anatema fui detta prima, le affratellate mie furono dette secunda et terzia e così nomate, fino all’ultima che era quarantesima, le streghe di Lenzavacche.

Se avete voglia di leggere un romanzo breve, intenso, diverso Le streghe di Lenzavacche è perfetto per voi.

8 pensieri riguardo ““LE STREGHE DI LENZAVACCHE ” di Simona Lo Iacono

Condividi il tuo pensiero

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...