Buondi bibliofili,
oggi qui piove, o meglio diluva, per cui mi sono messa a bighellonare al pc nel quale ho ritrovato alcune foto di una bellissima iniziativa a cui ho partecipato alcuni mesi fa ed ho pensato di condividerla con voi.
Piccola premessa. Il mio fidanzato, come alcuni di voi sapranno, è un pittore autodidatta che da alcuni anni collabora con un associazione di promozione sociale della nostra città. Associazione che nel mese di novembre ha organizzato la mostra “Paesaggi&Poesie“, un tema che chiedeva ai suoi partecipanti di esprimere con linguaggio cromatico il contatto con i paesaggi, espressione del bello e dell’armonia del creato. Ogni opera inoltre poteva essere accompagnata da una poesia da essa ispirata. Purtroppo il mio artista non ha messo in mostra il quadro per il quale avevo realizzato la poesia ma ho avuto comunque l’opportunità di partecipare grazie ad un altro artista o artigiano, come lui preferisce definirsi.
Matteo Gentile, è un artista del traforo. Per chi non conoscesse questa tecnica ve la descrivo attraverso le sue parole:
L’arte del traforo consiste, essenzialmente, nel ritagliare nel compensato un disegno oppure un progetto formato da più disegni, che consentono la creazione di tanti pezzi, i quali una volta assemblati creano modelli dai più semplici ai più elaborati. Il legno utilizzato è solitamente compensato di betulla multistrato
e vi invito a vedere le sue bellissime creazioni sul sito, per meglio apprezzare la sua inusuale arte: http://ilovetraforo.com/
In occasione della mostra Matteo ha partecipato con il quadro, rigorosamente traforato a mano dal titolo PONTILE SUL LAGO

Lasciandomi ispiare dalla sua opera ho deciso di affiancargli una poesia che descrivesse con gli occhi dell’anima i sentimenti suscitati dalla visione del quadro, facendomi interprete di quello che è il pensiero di un ipotetico spettatore, omaggiandolo , inoltre, di un pensiero “poetico” circa la sua arte.
PONTILE SUL LAGO
L’acqua
lambisce le mie legnose gambe
che molli tremano
allo spettacolo del tramonto,
quando cielo e terra
si sfiorano a pelo
d’acqua.
Le barche
nel mio abbraccio accolgo,
come una madre
un porto sicuro
garantisco al pescatore
di sole scuro.
E d’estate
la gioia dei bimbi,
sull’acqua a tirar sassi,
fa tremare le mie assi.
Di legno son fatto
da amor creato e traforato.
Come una mano
mi allungo sull’acqua
a sfiorare la natura,
meravigliosa creatura
di divin fattura.

Creare e leggere questa poesia è stata un esperienza meravigliosa, non priva di paure. Paura che la poesia potesse non piacere, paura di espormi al pubblico ludibrio, essendo stata la prima volta che leggevo in pubblico in generale e nello specifico una mia poesia. Capirete dunque, il tremore delle gambe quando il presidente dell’associazione pronunciava il mio nome invitandomi a leggere la poesia. Ed io che cercavo di far finta che andasse tutto bene, che cercavo di tenere connessi insieme cervello, gambe, bocca e cuore che batteva impazzito.
Eppure ce l’ho fatta, una volta posizionatami davanti al leggio tutto si è momentaneamente acquietato permettendomi di leggere con “apparente” disinvoltura i miei miseri versi. E se dovesse ripresentarsi l’occassione, si, lo rifarei!
Spero che questo post, un pò diverso dai soliti, vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate e se anche voi avete avuto esperienze simili e come avete superaro l’imarazzo.
adoro le poesie e non so scriverne..dicono che a volte sia sufficiente un cuore x leggerle..io l’ho fatto con il mio.
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Sei sempre molto cara Paola. ❤ 😘 grazie
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